mercoledì 27 febbraio 2013

Il Mou (prima parte)

So che quello che dirò farà inorridire molti di voi, ma... a me il panino del Mc piace proprio!
Ecco, l'ho detto, ma prima che vi scateniate posso almeno dire a mia discolpa che in un anno ci andrò sì e no quattro volte perchè dopo l'ultimo boccone mi sento talmente in colpa che ho bisogno di tre mesi di intervallo fra un panino e l'altro per riprendermi.
Inoltre il lungo periodo di astinenza fra un pasto e l'altro presso questa famosa catena fa
sì che il primo morso di panino mi mandi dritta dritta in paradiso con manifestazioni mistico-estatiche  che comprendono mugugni prolungati capaci di toccare frequenze udibili solo dai cani, roteamento dei bulbi oculari con spasmi delle palpebre e stato di semincoscienza che rende pressoché impossibile la comunicazione con gli altri commensali.
Ora potete essere coraggiosi e fare coming out anche voi. Io non vi giudicherò.

***

Avete mai assaggiato il sundae del Mc Donald?  E' quel gelato bianco alla panna coperto 
da una salsa al caramello densa, appiccicosa dal colore ipnotico che fila e si avvolge attorno a cucchiaio. Ecco, potete farvelo a casa con del buon gelato artigianale (o se avete
la gelatiera e potete prepararlo voi stessi ancora meglio) e un mou pronto in dieci minuti.

Chiaramente l'uso di questa salsa, con piccole modifiche nelle proporzioni degli ingredienti al fine di renderla più o meno densa, può prestarsi a molti usi, non solo ad accompagnare il gelato e c'è solo da sbizzarrirsi con la fantasia per trovare nuovi modi di utilizzarlo.
Nei prossimi giorni vi mostrerò cosa ne ho fatto io.




Versate in un tegame pesante, dal fondo spesso, 150 g di zucchero semolato e mettetelo su fuoco medio-basso. Se il tegame risponderà a queste caratteristiche non avrete bisogno di aggiungere acqua e pian piano lo zucchero comincerà a fondere ai bordi acquistando piuttosto velocemente un colore ambrato scuro senza bruciare.
Resistete alla tentazione di mescolare con un cucchiaio (rischiereste di formare dei cristalli di zucchero) e limitatevi a far roteare il caramello che inizia a formarsi all'interno del tegame muovendolo in senso circolare. Nel giro di poco tutto lo zucchero sarà sciolto.
Allontanate subito la pentola dal fuoco per non rischiare di bruciare il caramello (è incredibile quanto sia amaro lo zucchero bruciato), mescolate brevemente con un cucchiaio di legno (ora potete) e versate, un cucchiaio per volta, 75 g di panna da cucina calda. Mescolate velocemente e vigorosamente dopo ogni aggiunta per uniformare caramello e panna e fate attenzione agli schizzi per non rischiare di procurarvi una brutta bruciatura. 
Aggiungete per ultimi 10 g di burro morbido e 1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia e mescolate per amalgamare anche questi.

Tenete presente che questa è la ricetta base per un mou che una volta raffreddato completamente a temperatura ambiente, diventa piuttosto denso, quindi se volete una salsa un po' più fluida potete aumentare la panna. Se invece vi piace l'idea di un caramello ancora tiepido sul gelato freddo queste dosi vanno bene.

In ogni caso vi suggerisco di partire dalla dose iniziale e sperimentare un po' visto che volendo potete sempre far fondere nuovamente il mou al microonde e aggiungere altra panna fino a raggiungere la consistenza che si presta meglio all'uso che intendete farne (e ricordate sempre che la consistenza va valutata quando il mou arriva a temperatura ambiente).

lunedì 25 febbraio 2013

Il Ragù della domenica (Senza Carne)

Oggi una ricetta "truffa" per coniugare gusto e benessere... anche di domenica! :o)
Qualche giorno fa sul blog di Roberta ho visto un ragù di lupini e nel post scriveva della necessità di ridurre il consumo di carne scegliendo altri ingredienti altrettanto nutrienti.
 Ho subito pensato al mio ragù di verdure e mi sono detta che era giunto il momento
di fargli trovare posto fra le numerose ricette dolci e caloriche che trovate qui sul mio blog.

Si tratta di un sugo per la pasta realizzato solo con porri, carote, aglio e pomodoro, 
ma che preparato con alcune accortezze risulta molto saporito e con un invitante colore intenso che a prima vista può trarre in inganno e far pensare a un classico ragù di carne
(vi lascio anche una foto del sugo in modo che possiate farvi un'idea del risultato).
Volendo potete usare questa ricetta come base e provare a usare altre verdure che vi
piacciono di più o che pensate possano arricchirlo in termini nutrizionali.

Per restare in tema di gusto, salute e pranzi domenicali, e per non mandare a farsi benedire i buoni propositi facendo seguire questo primo da un dolce assassino, potreste concedervi anche una "Torta Light al Cioccolato senza Burro, Uova, Latte, Lievito".




Per due persone
Eliminate la parte verde più dura, lo strato esterno e la radice di un grosso porro, affettatelo sottilmente per il lungo e riducetelo a un trito piuttosto sottile.
Affettate sottilmente per il lungo una grossa carota, tagliatela a listarelle fini e fate un trito anche di queste. Se volete potete aggiungere anche un gambo di sedano.
Fate scaldare a fuoco medio in una padella antiaderente un generoso filo d'olio d'oliva e un cucchiaio di burro, quindi versatevi le verdure tritate e fatele prima appassire con un pizzico di sale, poi tostare in padella mantenendo il fuoco dolce.
Ci vorranno 10-15 minuti, ma non abbiate fretta perchè è importante che il trito si brunisca e si sbruciacchi (non perdetelo di vista e mescolate le verdure che bruciano per prime ai bordi della padella). Questo passaggio fa la differenza fra un sugo saporito e un condimento che sa di brodo, di verdure bollite.
Alzate il fuoco e sfumate con 50 ml di vino bianco che farete evaporare completamente fino a che non avvertirete più il minimo sentore di alcol nei fumi che salgono dalla padella.
Aggiungete 4 cucchiai di polpa di pomodoro, 4 cucchiai di latte intero, 1 ciuffo di prezzemolo tritato, 1/4 di dado classico, 1  grosso spicchio d'aglio tagliato a metà e una macinata di pepe nero.




Aggiungete un bicchiere d'acqua e fate cuocere per circa un'ora aggiungendo nuova acqua ogni volta che la precedente è evaporata e valutate se correggere di sale. 
Trascorso questo tempo il sugo deve risultare scuro e denso. Con una forchetta schiacciate le due metà d'aglio - che saranno diventate morbidissime - e parte dei pezzetti di verdura (non usate un frullatore a immersione o il sugo perderà il suo bel colore e l'aspetto simile al ragù trasformandosi in una crema più chiara).

Condite la pasta scolandola un minuto prima e saltandola in padella a fuoco vivo aggiungendo un mestolino di acqua di cottura.
Servite ancora fumante e non dimenticate che sulla pasta della domenica non può mancare una bella grattugiata di parmigiano.




giovedì 21 febbraio 2013

Red Velvet (Senza Glutine) con Frosting al Cioccolato Bianco e Formaggio Cremoso... e un'idea decoro

Solo pochi giorni fa ho postato la mia ricetta per gli innamorati, ma anche se San Valentino è già passato, grazie all'MTC di questo mese con la proposta di Stefania, oggi posso condividere con voi questa ricetta che è un classico per i romantici (e non).
Inoltre le rose regalatemi dal fidanzato erano ancora in buona salute e sono state provvidenziali per il mio scatto (che desideravo il più semplice possibile)

In questa variante senza glutine troverete la farina di riso al posto della classica 00, 
ma dico subito agli scettici che il gusto non ha assolutamente nulla da invidiare.
Come previsto dalle regole, per la base ho seguito passo passo la ricetta di Stefania operando un unico cambiamento sostituendo il buttermilk col medesimo peso di kefir.
Nei primi tentativi avevo sostituito il buttermilk col latte addizionato di limone come indicato dalla ricetta originale, ottenendo però un risultato inutilizzabile, così ho chiesto
di poter fare la sostituzione col kefir (consentito) e il risultato è stato davvero 
ottimo, una torta profumata e davvero sofficissima. 

Comunque preciso che altre sfidanti hanno ottenuto un buon risultato con la variante 
del latte e limone, quindi scegliete voi come preferite procedere.

Per la glassa ho scelto di mantenermi sul classico per onorare la tradizione con una copertura che è quanto di più semplice possa esistere, con la dolcezza del cioccolato bianco che mitiga senza coprire l'acidità del formaggio e richiede pochi minuti per la preparazione.
Dato che ho deciso di ridurre all'essenziale l'aspetto scenografico coprendo la torta solo con uno strato di glassa uniforme, senza usare la tasca da pasticciere o particolari decorazioni, ho pensato di completare il tutto con una semplice rosa di zucchero bianca screziata di rosso per richiamare il colore dell'interno che da il nome a questo dolce.

Se volete sbirciare la red velvet che ho preparato l'anno scorso clickate qui.





Per la base

In un recipiente mescolate 160 g di farina di riso sottilissima (io ho usato Farine Magiche Lo Conte), 60 g di fecola, 30 g di maizena, 1/2 cucchiaino da tè di sale, 8 g di cacao amaro.

In un'altra ciotola capiente montate per 2-3 minuti 110 g di burro morbido, quindi aggiungete 300 g di zucchero e montate per altri 3 minuti. Aggiungete, uno a uno, 3 uova medie e montate per 30 secondi dopo ogni aggiunta.

A parte mescolate 1 cucchiaio di colorante rosso con 240 ml di kefir e aggiungetelo gradualmente al composto di burro e uova alternandolo con le farine. Procedete poco per volta continuando a montare e alla fine aggiungete 1 cucchiaino da caffè di estratto di vaniglia (non vaniglina) e amalgamate anche quello.

Versate in una tazzina 1 cucchiaio di aceto bianco e versatevi dentro 1 cucchiaino da tè di bicarbonato. Questo a contatto con l'aceto schiumerà immediatamente. Mescolate brevemente e versate il tutto nell'impasto e amalgamatelo bene con una spatola.

Pensando a un romantico San Valentino in due, con queste dosi ho realizzato tre piccole torte (stampi da 16-17 cm) da cui ho ricavato tre strati, quindi volendo potreste anche scegliere di preparare direttamente un terzo di dose.
Se invece volete realizzare una grande torta a quattro strati procedete come nella ricetta originale dividendo tutto l'impasto in due tortiere da 20 cm. 
Qualunque opzione scegliate, foderate gli stampi con carta da forno e cuocete a 175°.
Nel caso delle torte piccole basteranno 30 minuti, nel caso delle due torte più grandi serviranno 40-45 minuti. In entrambi i casi fate la prova dello stuzzicadenti.

Fate raffreddare del tutto le torte prima di procedere al taglio degli strati e se volete essere sicuri nell'effettuare questa manovra fate come suggerisce Stefania e lasciate prima riposare la torta fredda, ben avvolta nella pellicola, in frigorifero.


Per il frosting

Le dosi che seguono mi sono bastate per farcire generosamente una piccola torta da 16-17 cm con tre strati, ma se intendete realizzare una torta più grande, raddoppiate le dosi.

In una ciotola lavorate per due minuti con le fruste elettriche 300 g di formaggio cremoso e 75 g di zucchero a velo non vanigliato (controllate che tipo di amido è contenuto nello zucchero).
Fate fondere al microonde 200 g di cioccolato bianco (250 g se volete che si senta in maniera più presente) impostando su una bassa temperatura e per brevi intervalli per evitare che bruci. Quando è morbido mescolate brevemente con un cucchiaio per eliminare eventuali grumi, quindi versate nel composto di formaggio e montate giusto il tempo necessario a uniformare il tutto. 

Dato che ci vuole davvero poco a preparare questa glassa, vi suggerisco di farla all'ultimo, quando avete già pronti gli strati di torta da farcire, in modo che sia più morbida da stendere perchè preparandola in anticipo comincerebbe ad indurirsi.


Per le rose

Per la preparazione delle rose vi rimando a questo post. Procedete come indicato e, una volta che le rose sono asciutte, passate lungo i bordi di ogni petalo con la punta di uno stuzzicadenti bagnata nel colorante rosso (preferibilmente quello in gel).



Visto che parliamo di una ricetta romantica eccovi anche il principe azzurro ;o)




Con questa ricetta partecipo all'MTC di febbraio 2013


martedì 19 febbraio 2013

Fusi di Pollo Speziati alla Birra: il lato "rude" di RIC

Vorrei ringraziarvi con sincera gratitudine per tutte le volte che avete scritto su questo
mio piccolo spazio dicendomi di trovare eleganti le presentazioni, di gusto le stoviglie (ora pare debbano chiamarsi props, accessori di scena :o) e curati nei dettagli i dessert.
Ma i fornelli di "Ritroviamoci in cucina" sono testimoni anche del passaggio di panini con  prosciutto e maionese, cuori di pollo saltati in padella, costolette d'agnello grigliate da mangiare rigorosamente con le mani, chili di pepata di cozze (solo nei mesi giusti) coi crostini all'aglio sul fondo del piatto, alici fritte e altre cose decisamente poco romantiche, ma che racchiudono un gusto tutto speciale e che mi riprometto di proporre più spesso 
qui anche se il vostro entusiasmo per i dolci è innegabilmente più marcato.

Oggi niente dolcetti delicati, tazze da tè, strati di impalpabile zucchero a velo.
Oggi è il momento di una ricetta dai sapori forti, dall'aspetto rustico, servita in una teglia
sbruciacchiata ai bordi e con un sughetto tutto da raccogliere dal fondo col pane.

Questo piatto è semplicissimo da preparare e l'unica accortezza che richiede è di
lasciar marinare i fusi con tutte le spezie per una notte prima di cuocerli in modo da far penetrare nelle fibre tutti i profumi che lo renderanno gustosissimo.
In questa versione non sono piccanti, ma se il peperoncino non vi dispiace, aggiungetelo
pure nella quantità che ritenete opportuna agli ingredienti della marinata.

Ringrazio Sweetmiaomiao per avermi menzionata sul suo blog.




Per 6 fusi di pollo
In una ciotola capiente versate 1/2 cucchiaio di aglio in polvere, 3 cucchiai di paprica dolce, 2 cucchiai di curry giallo, 2 cucchiaini di senape in polvere (usate pure la salsa se non trovate la polvere), 1 cucchiaio di salsa barbecue, una generosa macinata di pepe fresco e 50 ml di birra chiara (ve ne serviranno 200 in tutto).
Mescolate con una forchetta per amalgamare il tutto e versate nella ciotola i fusi di pollo, quindi "massaggiateli" brevemente con la marinata e trasferite il tutto (pollo e marinata) in una busta per alimenti facendo uscire fuori tutta l'aria, chiudendola con molta cura in modo che i liquidi non possano fuoriuscire.
Lasciate in frigorifero per una notte intera - se preparate i fusi per cena marinateli dalla mattina - e al momento di cuocerli, distribuiteli in una teglia che li contenga di misura per evitare che il fondo si disperda bruciando eccessivamente in forno, versate altri 150 ml di birra e aggiungete il sale.




Cuocete per un'ora a 200°. Durante la cottura voltate di tanto in tanto i fusi e dopo mezzora bucherellatene la pelle. Questa manovra aiuterà la pelle ad asciugarsi (non troverete quel fastidioso strato di grasso morbido sottopelle mangiando il pollo) e renderà il sughetto ancora più gustoso (non è un caso se nella marinata non c'è olio).
Servite i fusi caldissimi.



giovedì 14 febbraio 2013

Paris-Brest per San Valentino (e non solo)

Fino a questa mattina non avevo programmato alcun post per San Valentino,
poi, come spesso accade, un'idea mi attraversa la mente ed eccomi ai fornelli.
So che l'usanza di festeggiare e fare gli auguri per l'onomastico è più diffusa al sud che
nel nord Italia, ma dato che domani sarà il mio onomastico e che so quanto l'onomastico dei Valentini passi inosservato a causa della festa degli innamorati, faccio gli auguri 
a tutti quelli che portano questo nome.
Di recente ho scoperto che a San Valentino in realtà dovrebbero festeggiare solo 
gli uomini, mentre per le Valentine esiste la data del 25 luglio. Io ormai sono abituata al
14 febbraio, ma qualunque data scegliate vi lascio poche parole sul significato:

diminutivo di Valente, deriva dal latino valeo che significa forte, valoroso, vigoroso.

***

I Paris-Brest sono dei dolci francesi a base di pasta choux creati nel 1891 proprio per
celebrare la Paris-Brest-Paris, gara ciclistica da cui prendono il nome. Io ne ho realizzato
uno a forma di cuore per renderlo perfetto per San Valentino, ma nella versione originale
hanno una forma tonda, a ciambella, che evoca le ruote delle biciclette.
Nella ricetta che vi propongo la farcitura è composta da semplice panna montata e 
caramello (che potete tranquillamente eliminare se preferite), quindi richiede dei tempi
piuttosto veloci se si considera che la pasta bignè non è poi così impegnativa.
Se le dosi vi sembrano un po' strane, non preoccupatevi, dipende semplicemente dal 
fatto che derivano dalla ricetta originale di Montersino (una garanzia) che prevede un 
impasto per ottenere un gran numero di bignè e che io ho adattato alle necessità di 
chi prepara un dessert per una cenetta romantica a due




Pesate 60 g di farina 00 e tenetela da parte.
Sbattete con una forchetta 2 uova e pesatene 90 g che terrete da parte.
Mettete in un pentolino dal fondo spesso 60 g di acqua, 60 g di burro a pezzetti e un pizzico di sale. Mettete su fuoco dolce e fate sciogliere il burro nell'acqua senza che questa raggiunga il bollore.
Senza togliere il pentolino dal fuoco, versate la farina tutta in una volta nell'acqua e burro e mescolate velocemente con un cucchiaio di legno fino ad eliminare ogni traccia di grumi. Continuate a mescolare vigorosamente un minuto su fuoco basso e trasferite questo impasto in una ciotola.
Aggiungete le uova (90 g) in due volte, amalgamando completamente la prima parte prima di aggiungere la seconda. Aggiungete per ultimi 8 g di latte intero e amalgamate anche questi.
Alla fine avrete un impasto dalla consistenza simile alla crema pasticciera. Trasferitelo in una tasca da pasticciere con bocchetta francese larga e formate dei cuori su una teglia di alluminio leggero rivestita di carta da forno.
Cospargete la superficie dei cuori con mandorle a lamelle e zucchero semolato.
Infornate a 180° per circa 25 minuti e terminate accendendo il grill fino a che la superficie dei bignè non risulta brunita e le mandorle tostate.
Con questa ricetta non mi è mai successo che i bignè si afflosciassero una volta sfornati, ma se volete essere sicuri lasciateli raffreddare in forno aprendo leggermente lo sportello.




In una scodella ben fredda, montate 200 ml di panna fresca aggiungendo un cucchiaino di estratto di vaniglia e zucchero a piacere mentre la montate. Conservatela in frigorifero e al momento di servire i Paris-Brest, che avrete precedentemente tagliato in senso trasversale a mo' di panino, trasferitela in una tasca da pasticciere con bocchetta a stella grande e farcite abbondantemente i bigné lungo tutta la circonferenza.
Versate in cima all'anello di panna formato del topping al caramello (eliminatelo pure se non è di vostro gusto) e posizionate per ultimo il disco di pasta bignè con le mandorle.
Cospargete con zucchero a velo e servite.




martedì 12 febbraio 2013

Oeufs en Cocotte

Pensate mai alle uova? Detta così sembro disturbata, lo so, ma dico sul serio.
Si tratta di un ingrediente straordinario senza il quale non esisterebbero tante preparazioni a cui siamo abituati. Niente frittate, soufflé, bignè, tiramisù, crema pasticcera, pasta all'uovo, quiche, pasta frolla, babà, pasta alla carbonara... un mondo tristissimo :o)
Tempo fa in TV passava una pubblicità (non ricordo di quale prodotto) in cui si vedeva 
uno chef intento a coordinare lo staff di una cucina in cui passavano piatti faraonici uno dietro l'atro diretti verso la sala. Alla fine del servizio si vede lo chef, rimasto solo, con una
padellino in mano. Si siede finalmente per cenare anche lui e lascia scivolare nel piatto un semplice uovo fritto che mangia con aria estasiata. Ecco per me, e sono convinta anche per molte di voi, l'uovo fritto (col tuorlo ancora morbido in cui intingere il pane, è ovvio)
è un piatto in grado di far impallidire molte preparazioni elaborate e pretenziose.
E voi? Qual è il piatto semplice che vi da più soddisfazione?

Questa ricetta è di quelle che nella loro semplicità stupiscono al primo boccone.
Si tratta di un uovo cotto in forno a bagnomaria in una cocotte con qualche cucchiaio di
panna, un velo (davvero un velo) di burro, sale e pepe.




Imburrate la cocotte e versate sul fondo un cucchiaio di panna. Salate e pepate leggermente, quindi rompete un uovo grande e versatelo sulla panna. Aggiungete un secondo cucchiaio di panna, aggiungete un pizzico di sale e pepe e una scaglia sottile di burro in cima.
Coprite la cocotte con carta alluminio e mettetela in una teglia con sufficiente acqua calda da arrivare a metà altezza della cocotte.
Infornate a 180° posizionando la griglia in basso e lasciate cuocere per circa 15 minuti. I tempi possono variare molto da forno a forno, quindi se volete preparare una teglia con più uova vi suggerisco di fare prima una prova per "tarare" il vostro forno.
Alla fine dovrete ottenere un uovo con l'albume cotto e il tuorlo ancora morbido.

Col primo uovo che ho preparato, ho prolungato eccessivamente la cottura tratta in inganno dal burro fuso in cima che mi sembrava albume ancora crudo (come potete vedere anche dalla prima foto). Non commettete lo stesso errore o perderete la morbidezza del tuorlo.

Vi suggerisco di accompagnare l'uovo con delle fettine di pane tostato. Io ho scelto una grossa ciabatta perchè mi piacevano queste fettine sottili e allungate. 




Qualche giorno fa durante uno dei miei giri alla ricerca di ingredienti sono entrata in un delizioso negozio dall'atmosfera incantevole, pieno di cose bellissime . Lì ho comprato quel simpatico aggeggio porta uova e ho pensato "so che è perfettamente inutile, ma rende la vita un po' più bella" ;o)

domenica 10 febbraio 2013

L'ultimo fritto di Carnevale: Ciambelle alle Patate Dolci

Carnevale è arrivato, quindi ecco l'ultima frittura dolce che vi proporrò per un po'.
Se con gli ultimi post vi avevo proposto una frittura alternativa con i churros , questa 
volta ci teniamo sul classico che più classico non si può... o quasi.

Queste ciambelline volevo provarle da quasi un anno e l'altro giorno è scattata la 
scintilla che mi ha fatto decidere che era arrivato il momento. Si tratta dell'impasto delle classiche "zeppole" di patate, ma realizzate con la patata dolce (la cosiddetta patata americana) nell'impasto. Si tratta di quella a polpa arancione e se volete vedere esattamente di cosa parlo, e prendere spunto per altri modi in cui usarla, clickate qui.
Sono rimasta davvero soddisfatta sia per la consistenza che per il gusto.
Se non volete perdere tempo a formare le ciambelle con gli stampi tondi e aspettare il tempo necessario a far riposare gli scarti prima di poterli impastare nuovamente, potete tranquillamente dividere l'impasto in porzioni e lavorarlo allungandolo in salsicciotti non 
troppo grossi a cui darete la forma delle classiche "graffe" accavallandone le estremità.




Per 12 ciambelline
Sbucciate e tagliate in pezzi 250 g di patate dolci e cuocetele a vapore fino a che non risultano morbide. Quando sono ancora bollenti, passatele allo schiacciapatate e lasciatele intiepidire.
Formate un impasto, lavorando nell'impastatrice 275 g di farina manitoba, le patate dolci, un uovo intero, 25 ml di latte intero tiepido in cui avrete sciolto 5 g di lievito di birra secco50 g di zucchero50 g di burro morbido, un cucchiaino di estratto di vaniglia10 g di sale
Lasciate lavorare l'impastatrice a velocità sostenuta per una decina di minuti, quindi trasferite l'impasto sul piano da lavoro appena infarinato, formate un panetto e mettetelo a lievitare in una scodella ben coperta con la pellicola fino a che non raddoppia il volume, quindi infarinate le mani prima di procedere a formare le ciambelle stendendo l'impasto a uno spessore di 2 cm scarsi. 
Trasferite le ciambelle e i dischetti ricavati per formare i buchi su un foglio di carta da forno e copritele con la pellicola appoggiata morbidamente sopra.
Impastate brevemente gli scarti, copriteli con la pellicola e fateli riposare una buona decina di minuti prima di stendere di nuovo la pasta per ricavare altre ciambelle tenendo sempre da parte anche "i buchi". Non abbiate fretta e lasciate riposare gli scarti reimpastati o la pasta sarà "nervosa" e avrete difficoltà a stenderla e le ciambelle che ricaverete avranno un aspetto irregolare e una consistenza gommosa.  


Fatele riposare fino a che non sono aumentate notevolmente di volume, quindi  friggetele a immersione in abbondante olio di semi di arachidi caldo (devono subito salire a galla e gonfiarsi), ma senza esagerare col calore o si coloreranno troppo rapidamente.  

Mettete a scolare le zeppole dorate su due strati di carta assorbente, tamponatele e giratele, ancora calde, in un mix di zucchero bianco e cannella in polvere. Servitele tiepide.

Qui sotto, oltre a farvi un'idea della consistenza, potete vedere il colore dell'interno tendente all'arancione per via della polpa della patata dolce.




Ed eccoli qui i buchi di ciambella fritti, irresistibili bocconcini :o)



giovedì 7 febbraio 2013

Torta Capovolta allo Yogurt e Mele Caramellate alla Cannella

Oggi ricetta in linea diretta con le previsioni del tempo.
Preparatevi perchè il meteo dice che stanno per arrivare dei giorni di freddo molto 
intenso. So che alcuni di voi mi diranno "perchè, finora era primavera?". Lo capisco, ma qui fino a tre giorni fa giravamo per casa con le finestre aperte, a mezzogiorno c'erano 18° e andavamo al bar a mangiare la granita al caffè con panna e brioche (quelle col tuppo).
I turisti nordeuropei girano per le stradine caratteristiche facendosi beffa del nostro
abbigliamento. Per loro, vestiti con bermuda e t-shirt di cotone, la pelle chiarissima arrossata dal sole, i nostri cappotti devono essere decisamente esagerati.
Ricordo che un giorno ad Amsterdam pioveva (non un diluvio, ma pioveva),  il termometro
fuori all'albergo segnava -5° (non credevo nemmeno esistessero) e una mamma in giacca jeans portava spensierata a spasso il suo bimbo nel passeggino sotto l'acqua.
A Parigi, città romantica per eccellenza, non ho mai potuto passeggiare mano nella mano col mio fidanzato dato che, non contento di aver scelto per il viaggio dei guanti modello Buffon e un piumino bianco imbottitissimo modello Michelin, ha tenuto le mani in tasca per tutto il tempo. Il giorno prima di tornare a casa poi, mi sono beccata la febbre a quaranta e sono rimasta delirante a letto in albergo col phon acceso sotto il piumone a rischio folgorazione (pure mistica visto che per poco non vedevo la Madonna).
L'inverno mi è sempre piaciuto, ma forse mi rendo conto che si tratta del mio inverno :o)

***


Oggi ho preparato per la prima volta dopo molto tempo questa torta che 

ho postato agli albori del blog, un vero comfort food invernale che vorrei riproporvi.
La ricetta della base allo yogurt l'ho trovata in rete ben prima di decidere di curare un blog, quindi mi spiace di non potervene indicare la fonte. Col tempo comunque l'ho leggermente modificata rendendola più mia e nella sua ultima variante l'ho trasformata in una torta di mele capovolta (una upside-down cake per dirla all'americana :o).
So che solitamente per questo tipo di torta si usa l'ananas, ma perchè porsi dei limiti?

La classica torta di mele è buonissima, niente da dire, ma questa è deliziosa!

Si tratta della combinazione di un semplice impasto allo yogurt e di mele caramellate in
una salsa di sciroppo d'acero e cannella che vengono poste sul fondo della tortiera.
La salsa alla base della tortiera, in cottura, si impregna del succo rilasciato dalle mele creando un caramello dal sapore unico che viene in parte assorbito dalla torta allo yogurt.

Per lo splendido piatto da portata devo ringraziare Chiara e Andrea due amici

che a dicembre, per il mio compleanno, mi hanno stupita con questo accessorio delizioso.




Foderate con carta da forno il fondo di una tortiera di alluminio leggero e imburrate e infarinate con cura i bordi.
Per prima cosa preparate l'impasto per la torta. Unite con le fruste 180 g di farina 00100 g di zucchero semolato80 g di zucchero a velo non vanigliato70 g di burro (ancora meglio 70 ml di olio di semi di arachidi), 2 uova intere125 g di yogurt bianco Müller1/2 bustina di lievito vanigliato, , 1 cucchiaino di cannella in polvere1 pizzico di sale.
Cominciate montando il burro molto morbido con gli zuccheri, continuate con uova, farina, lievito, cannella, sale e per ultimo lo yogurt.
Fate sciogliere in padella antiaderente a fuoco basso 80 g di zucchero2 cucchiai di sciroppo d'acero3 cucchiai di burro, un pizzico di cannella in polvere.
Mentre la salsa fonde, sbucciate e tagliate in quarti 3 mele golden. Procedete piuttosto velocemente perchè le mele si anneriscono rapidamente: aggiungere del succo di limone preserverebbe il colore, ma rovinerebbe l'aroma della torta.
Quando lo sciroppo sarà fluido e scuro, saltatevi rapidamente le mele (non devono cuocere, solo rivestirsi di salsa), disponete i quarti di mela a raggiera sul fondo della tortiera e posizionatene uno al centro, quindi versatevi sopra tutta la salsa rimasta in padella.
Versate l'impasto sullo strato di mele e infornate a 180° per circa 40 minuti. La cottura può variare in base all'umidità sprigionata dalle mele, ma in ogni caso è meglio controllare con uno stecchino lungo di legno che arrivi fino al fondo dello stampo. Deve uscirne asciutto. Può succedere che la superficie di dori velocemente prima del termine della cottura. Coprite con un foglio di alluminio e risolverete il problema.
Sfornate e lasciate intiepidire, quindi passate con cura lungo i bordi con un coltellino sottile. Appoggiate sopra lo stampo il piatto da portata capovolto e voltate la tortiera per sformare il dolce. Rimuovete la carta da forno.

NOTA: l'ideale sarebbe servire le fette di torta tiepida con sopra una pallina di gelato artigianale alla vaniglia che si scioglie a contatto col calore.




martedì 5 febbraio 2013

(non chiamiamola) ricetta per l'aperitivo: Chiocciole di Sfoglia, Pancetta e Parmigiano

Non molto tempo fa sono giunta a una conclusione socio-gastronomica:
esistono personalità sala da tè  e personalità disco/aperitivo, quelli che scelgono un posto perché confortevole e accogliente vs quelli che "ma qui non c'è gente, andiamo là".
Tralasciando il fatto che trovo imbevibili i superalcolici e che sono di un'ignoranza estrema per tutto ciò che riguarda il mondo del vino, io sono decisamente una personalità da tè. Mi piace una comoda poltroncina, una tavola ricca di piccoli biscotti dalle forme e dai profumi diversi, l'attesa del tempo di infusione della mia bustina nella tazza di porcellana bianca, l'acqua limpida che pian piano si colora di venature ambrate, le confidenze...
Dall'altra parte c'è un pouf fatto per culi taglia 40 su cui stare precariamente appollaiati fingendo la massima disinvoltura, una concentrazione demografica di persone per metro quadrato che manco un allevamento intensivo di capponi a Natale, bicchieroni contenenti fuoco liquido da sorseggiare con due (ma perchè?) cannucce, una musica che ti fa vibrare le interiora fin nel profondo interferendo col battito cardiaco (che Dio ce la mandi buona), l'amico accanto a te che, benchè stia gridando a un volume che a confronto i caccia bombardieri conciliano il sonno come la risacca del mare, ti svela il terzo segreto di Fatima, la risposta ultima al senso della vita, ma tu non lo saprai mai perchè fra lui e il pesce nel  fichissimo acquario incassato nel muro non c'è alcuna differenza.

Un'ultima cosa, quello che vedete in foto è sidro di mele :o)

***

Con questa (non) ricetta non mi sono inventata proprio niente di nuovo, nessuna idea geniale, solo uno stuzzichino da preparare in extremis, un salvaperitivo (concedetemi il neologismo) che può davvero essere declinato in una varietà di sapori quasi infinita.
Ho già visto queste chiocciole in giro in rete e se anche voi ne avete preparate, magari
lasciate il link nei commenti, così darete altre ispirazioni a chi si trovasse a leggere.




Stendete la pasta sfoglia sul piano da lavoro, cospargetela di parmigiano grattugiato e tagliatelo a strisce larghe un dito. Poggiate sopra a ciascuna striscia la pancetta e arrotolatela su se stessa formando delle "girelle" che disporrete su una placca da forno rivestita di carta da forno distanziandole un po'.
Infornate a 180° per circa 20 minuti o comunque fino a che le chiocciole non risultino dorate e ben cotte anche al centro.
Servitele assieme alle bollicine :o)




NOTA: per ottenere delle chiocciole piccole, della misura che vedete in foto, dovrete tagliare a metà lunghezza le strisce di sfoglia; io ho usato della pancetta arrotolata che poi ho "srotolato" (molto facilmente) seguendo le venature delle fette, ma voi scegliete pure la varietà che preferite.

sabato 2 febbraio 2013

Una frittura di Carnevale alternativa: i Churros

Curando un blog capita di conoscere tante persone, persone molto diverse tra loro,
che tramite i loro racconti, la condivisione di episodi di vita vissuta o anche "solo" delle loro ricette, rendono possibile per chi legge farsi un'idea della persona che c'è dietro quelle 
parole (mai sottovalutare l'importanza della scelta delle parole) e quelle immagini.
Poi capita di trovare commenti di persone che ti incoraggiano e ti sostengono in questo percorso e non si tratta di ricevere dei complimenti tipo "bene, brava, bis", ma di percepire
l'instaurarsi di una sorta di relazione. Sulla qualità di queste relazioni non mi fermo qui oggi a indagare, voglio solo dire che alle volte mi capita di chiedermi che fine farà questo blog e,
con esso, le persone che con un commento, una domanda, un complimento o anche solo una visita silenziosa, lo animano. Che fine faranno quelle persone? Oggi leggo delle 
loro vite e domani? E' un pensiero un po' malinconico vero?

Oggi con questi churros ringrazio Ale, una delle mie sostenitrici più accanite.
La ricetta l'ho presa da lei e l'ho modificata solo leggermente diminuendo di poco la
farina prevista dalla sua ricetta. Sono rimasta contentissima del risultato e vi assicuro che 
mangiati caldi uno tira l'altro e hanno una crosticina esterna irresistibile.


***

I churros sono dei dolci tipici messicani, molto semplici sia per gli ingredienti che per la preparazione, che solitamente vengono accompagnati da una salsa al cioccolato (come ho fatto io in questo caso) o da una tazza di cioccolata calda (la mia ricetta la trovate qui)
in cui intingerli. In rete ne troverete di diverse forme e volendo potete seguire lo stesso
procedimento usando una bocchetta un po' più grande per ottenere dei churros più 
gonfi, tutto dipende dai vostri gusti. Il mio suggerimento è di preparare bastoncini sottili
e croccanti come questi nel caso in cui si intenda accompagnarli alla salsa al cioccolato
e preferire invece un'alternativa più gonfia (e quindi morbida) se si preferisce gustarli
solo con lo zucchero, un po' come delle classiche zeppole nostrane.




Setacciate 200 g di farina 00 e tenetela da parte.
Mettete in una pentola dal fondo spesso 250 ml di acqua, 30 g di burro a dadini e un pizzico abbondante di sale e, su fuoco medio, fate fondere il burro senza far bollire l'acqua.
Quando il burro è completamente sciolto, versate la farina tutta in una volta e, tenendo sempre sul fuoco, mescolate rapidamente con un cucchiaio di legno fino a ottenere un impasto omogeneo che tende a staccarsi dai bordi.
Trasferite questo impasto in una scodella e unite 2 uova, uno per volta, aggiungendo il secondo solo una volta che il primo sia completamente amalgamato. Inizialmente potrà sembrarvi che il tutto non si uniformi, ma insistete.

Mettete sul fuoco una padella di non meno di 20 cm di diametro con abbondante olio di semi d'arachidi (i churros devono friggere in olio profondo). Fate cadere una piccolissima porzione di impasto nell'olio per capire quando è pronto e abbassate la fiamma al minimo o i bastoncini si coloreranno troppo velocemente.
Trasferite l'impasto in una tasca con bocchetta a stella piccola e fatelo cadere direttamente nell'olio caldo. L'impasto è piuttosto consistente, quindi una volta formato il bastoncino dovrete "pizzicarlo" con le dita in corrispondenza del foro della bocchetta per spezzarlo e farlo cadere nell'olio.

Una volta dorati, scolate i bastoncini su abbondante carta assorbente e passateli nello zucchero semolato quando sono ancora caldi. Se vi piace, aggiungete anche un pizzico di cannella allo zucchero.

Per il cioccolato niente di più semplice: fondete al microonde 150 g di cioccolato fondente e aggiungete 50 ml di latte intero caldo. Mescolate fino a ottenere una salsa liscia e lucida. Lasciatela riposare qualche minuto prima di servirla, in questo modo si inspessirà leggermente e avrà la consistenza giusta per intingervi i churros.




Quando ho visto fare i churros originali, sono rimasta colpita dal modo disinvolto con cui il cuoco lasciava cadere l'impasto dalla tasca nell'olio bollente formando una spirale, partendo dal centro verso l'esterno. Ne risultava una spirale grande quanto tutta la pentola (ben più di 20 cm) che solo dopo veniva spezzata in parti più piccole. 
Trovo che sia un'idea alternativa simpatica servire questo maxi churros a tavola e dividerlo con gli amici.



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