giovedì 29 novembre 2012

Un Panino per Babbo Natale

Non so voi, ma io da piccola non avevo il camino in casa, quindi mi ero messa in testa
che Babbo Natale avesse il potere di rimpicciolirsi e passare attraverso la serratura della
porta. E' strano cosa passa per la mente dei bimbi :o)

Da noi non è un'usanza conosciuta, ma in alcuni paesi è tradizione che i bambini 
lascino uno spuntino pronto sul tavolo in modo che Babbo Natale possa mangiarlo 
quando, mentre tutti dormono, entra in casa per lasciare i regali richiesti.
Solitamente lo spuntino è composto da un bel bicchiere di latte e dei classici cookies.
Ora, io capisco che Il povero barbuto in una notte deve girarsi una per una tutte le abitazioni al mondo in cui sia presente un pargolo cercando di passare inosservato vestito di rosso fuoco e pelliccetta bianca e che la scarsa diffusione dei camini in epoca moderna abbia reso ancor più complicato il suo compito, ma tutti 'sti zuccheri gli daranno sì la carica necessaria, ma gli faranno pure schizzare la glicemia alle stelle!
Dato che ha pure una certa età io ho pensato fosse il caso di preparargli un panino.

Lo so che per molti un panino è "solo un panino", ma per me non è affatto così. 
Sarà che io ne vado matta, ma credo che un panino ben farcito possa essere 
più appetitoso, e soprattutto sfizioso, di un piatto classico e strutturato.
Ho usato del pane di segale e l'ho farcito con un velo di burro, del salmone affumicato e 
del formaggio cremoso con noci e prezzemolo. Se riuscite a trovare dell'erba cipollina, che a quanto pare è merce più rara di una perla nera, usate quella al posto del prezzemolo, sarà perfetta. Il gusto "secco" del pane di segale si abbina in maniera deliziosa al sapore
ricco e grasso del salmone che viene compensato dalla freschezza del formaggio in cui
le noci rappresentano una gradevole sorpresa in termini di consistenza.

Chi di voi segue il blog da tempo saprà che io solitamente amo le foto dallo sfondo bianco,
molto luminose e in cui l'unico protagonista è il cibo, ma in questo caso ho voluto provare
a riprodurre il senso di calore che vorrei che Babbo Natale provasse entrando in casa e trovando un panino illuminato dalle luci dell'albero dopo un lungo viaggio in slitta nel freddo della notte dicembrina.
Quest'anno preparate anche voi un panino a Babbo Natale.




Lavorate con un cucchiaio il formaggio cremoso (scegliete quello che preferite, ma un caprino sarebbe l'ideale) insieme al prezzemolo e alle noci tritati finemente. Aggiungete anche una macinata di pepe.
Spalmate di burro morbido una fetta di pane di segale, disponetevi sopra uno strato di fette di salmone affumicato, quindi spalmate con la crema di formaggio alle noci una seconda fetta di pane e terminate.
Se volete per questo panino potete anche usare il pane alle noci che ho postato non molto tempo fa e che trovate clickando QUI



mercoledì 28 novembre 2012

Japanese Cotton Cheesecake

L'altro pomeriggio io e gli amici (maschi) del tè siamo usciti per andare a gustare 
dei tè dall'aroma particolare in una deliziosa cioccolateria. Prima però abbiamo fatto
un salto al porto e ora, ripensandoci, mi rendo conto di quanto la felicità (che io associo
di frequente alla serenità) si trovi nelle piccole cose. Un giro in macchina con gli amici che
conosci da una vita, una battuta che fa scoppiare tutti a ridere, una breve passeggiata al
tramonto lungo le banchine del porto con la luce rossastra che si riflette in mille scintille 
sull'acqua che, battendo contro gli scafi delle barche, produce un suono che ti concilia col mondo, una risata spensierata quando ciascuno legge ad alta voce la poetica, 
onirica descrizione degli aromi dietro la bustina del proprio tè.
A volte, anche se solo per qualche momento, la vita è deliziosamente semplice.

***

Non conoscevo questo dolce fino a diversi mesi fa, ma appena l'ho visto me ne sono 
innamorata. Non so nemmeno io perchè ho aspettato così tanto a provare a prepararlo.
L'altro giorno mi sono imbattuta in una sua interessante versione italiana che ho anche
condiviso su Google+. Ma io dovevo prima provare quella classica.
Come spesso succede, ieri mattina all'improvviso è scattato qualcosa che mi ha fatto decidere che era il momento e che non potevo aspettare oltre, quindi via alle ricerche.
Dopo le mie ricerche in rete ogni ricetta aveva qualcosa che non mi convinceva del tutto 
e in particolar modo l'eccessiva dose di uova mi lasciava perplessa. Una delle cose che 
più detesto in cucina sono i dolci che sanno e odorano d'uovo.

La ricetta che vi propongo oggi è la mia versione e credo sia piuttosto equilibrata in termini di acidità e dolcezza, inoltre è davvero semplicissima da preparare e si perde decisamente più tempo per le manovre di preparazione dello stampo e per la cottura in forno a bagnomaria che per la preparazione dell'impasto che ha il suo segreto nella presenza degli albumi montati a neve con lo zucchero in una soffice meringa.
Il risultato è una torta non troppo dolce, soffice e spumosa (da cui il nome "cotton 
cake"), leggera, ma comunque cremosa, una sorta di cheesecake-soufflé .
L'aspetto poi è gradevolmente essenziale, con la superficie color bruno-dorato che 
traccia una circonferenza definita sul bordo chiaro e tempestato di piccolissime bollicine.





Per uno stampo a cerniera da 18 cm
In una ciotola montate a neve due albumi (tenete da parte i tuori) con 90 g di zucchero fino a ottenere una meringa lucida, gonfia e ben ferma.
In una seconda ciotola montate con le fruste 150 g di Philadelphia, 50 ml di latte, i 2 tuorli, 50 g di farina 00, 25 g di burro fuso, 1/2 cucchiaino di lievito per dolci e un pizzico di sale.
Una volta ottenuto un composto omogeneo, unitelo agli albumi montati mescolando delicatamente, ma con decisione, dal basso verso l'alto in modo da non smontare gli albumi perdendo l'aria incorporata che è fondamentale affinché la torta cresca in cottura e risulti soffice e spumosa.
Aggiungete un po' di succo di limone e mescolate brevemente, sempre dal basso verso l'alto, per distribuirlo nell'impasto. Non vi do una dose precisa perchè è meglio che ognuno regoli il grado di acidità secondo i propri gusti, quindi assaggiate. 
A me piace che la nota acida sia piuttosto presente, ma che la torta non sappia di limone e ho usato il succo di mezzo limone piccolo (circa un cucchiaio).

Per ottenere una torta dai bordi netti, procedete in questo modo: foderate il fondo dello stampo a cerniera con la carta da forno; ungete i bordi interni dello stampo con del burro morbido; ritagliate una striscia di carta forno lunga quanto la circonferenza dello stampo e alta poco più dei bordi e usatela per foderare l'interno dei bordi (la carta aderirà grazie al burro morbido che avrete spalmato in precedenza); ungete con del burro fuso e infarinate sia il fondo che i bordi dello stampo così foderato.
In questo modo, finita la cottura, la torta si sformerà senza problemi e avrà dei bordi netti e lisci.

Prima di versare l'impasto nello stampo, foderatelo esternamente con della carta alluminio. Questa manovra è necessaria perchè la torta andrà cotta a bagnomaria, quindi è una precauzione affinché l'acqua non penetri nello stampo in cottura. Versate l'impasto.
Riempite una teglia da forno con acqua calda e immergetevi al centro lo stampo. Il livello dell'acqua deve arrivare a metà altezza dello stampo.
Infornate a 180° per 1 ora e 1/4. Trascorso questo tempo, la torta risulterà gonfia e scura. 

Togliete lo stampo dal bagnomaria e lasciate raffreddare il dolce in forno. Con un raffreddamento lento e graduale la torta manterrà meglio il volume acquistato in cottura. Non fatevi prendere dalla fretta e servitela solo quando è completamente fredda.








Vi lascio una foto scattata durante la nostra passeggiata.



domenica 25 novembre 2012

Carré di Agnello con Pere al Miele e Rosmarino... e salsa HP

Chissà perchè le costolette d'agnello evocano immediatamente, almeno dalle mie parti,
scenari di 'rusti e mancia, di vestiti che puzzano di fumo e di lunghe tavolate di legno occupate da commensali che le sbranano ungendosi dita, mani, faccia... pure le caviglie!
Poi le stesse costolette invece che tagliarle e cuocerle una ad una sulla griglia, le lasci
unite in un sol pezzo e le cuoci al forno e diventano uno chicosissimo carré. Mah!
Comunque siano servite, io ne vado matta. Ricordate quando vi ho raccontato che per 
buona parte della mia infanzia non ho mangiato niente? Ecco, le costolette sono state fra le
prime pietanze a entusiasmarmi e dato che da piccola non avevo la minima idea di come si chiamasse il taglio di quella prelibata carne sbruciacchiata, per farmi capire da mia mamma dicevo di volere "i lunghi" sicuramente per via dell'osso allungato.
In questa versione ve le propongo con una glassatura semplicissima fatta di salsa 
barbecue - ma attenzione, non quella specie di ketchup che spacciano per salsa barbecue,
ma l'originale salsa HP - e miele. Per chi non l'avesse mai assaggiata, questa salsa
ha un sapore vagamente dolciastro, speziato e, cosa che la rende particolare, un aroma
di affumicato che fa appunto pensare a quel gusto fumé della carne alla brace.
Ho deciso di accompagnare il carré con le pere perchè trovo che il loro sapore
dolce si sposi bene col gusto penetrante dell'agnello e perchè è frequente nelle 
cucine europee trovare la frutta nelle preparazioni di carne.

***

La salsa HP è una salsa inglese - quella che gli inglesi chiamano brown sauce - 
la cui ricetta originale si deve a Frederick Gibson Garton, un droghiere di Nottingham. 
La sigla HP deriva dalla House of Parliament (mica per niente il prestigioso palazzo è disegnato anche sulla confezione) e dal fatto che a Garton giunse voce che proprio in un ristorante lì situato, avessero cominciato a servire la sua salsa assieme alle pietanze.
In seguito Garton vendette la ricetta a Edwin Samson Moore in cambio di 150 sterline
e del pagamento di alcune fatture non saldate. Moore lanciò la salsa HP nel 1903
e da allora è divenuta diffusissima ed è stata declinata in diverse varietà.
Oggi è un classico su ogni tavola inglese e viene servita abitualmente con pancetta, 
salsicce e purè di patate, carni grigliate. Io a Londra l'ho vista mangiare anche sulle 
uova fritte per colazione e l'ho trovata già pronta sul tavolo al mio arrivo.

Se volete visitare il sito ufficiale clickate QUI.





Per un carré di 6 costolette

Fatevi preparare dal vostro macellaio di fiducia un carré d'agnello ben tagliato, con le ossa ripulite e tagliate a misura. Fatevi dare anche gli scarti, mi raccomando, che ci viene un sughetto per la pasta... mmmhhh.
In una tazzina mescolate un cucchiaio di salsa barbecue HP e 20 g di miele (scegliete pure la varietà che preferite) e usate questo "sciroppo" per glassare la carne massaggiandola. Rivestite tutti gli ossicini con della carta alluminio in modo da evitare che si anneriscano in cottura diventando sgradevoli alla vista.
Alla fine il carré deve presentarsi come vedete in foto qui in basso.




Pepate abbondantemente la carne con una macinata di pepe nero in grani e non salate la carne. Lo farete a fine cottura.
Scaldate il forno a 250° e infornate il carré in una teglia che lo contenga di misura per circa 40 minuti. 
Io ho messo il carré a cuocere poggiandolo sulle ossa e col medaglione di carne rivolto verso l'alto: in questo modo la porzione di carne a contatto col fondo della teglia è minima e tutte le parti hanno modo di abbrustolirsi in maniera omogenea.

Una volta ultimata la cottura, mettete la carne a riposare per una decina di minuti. Questa manovra è indispensabile quando preparate la carne perchè tutti i succhi che col calore della cottura si saranno concentrati al centro, si ridistribuiranno lungo tutte le fibre con questo riposo. Il risultato sarà una carne umida, che trattiene i succhi e non li perde al taglio (avete presente quando il vostro piatto resta pieno di umori fuoriusciti dalla carne?).

Nel frattempo versate in una padella 50 g di miele, gli aghi di un rametto di rosmarino e una noce di burro e fateli fondere a fuoco dolce.
Versate tutto il fondo di cottura e gli umori della carne  nella padella, aggiungete e due grosse pere William tagliate in otto parti per il verso della lunghezza. Scegliete delle pere molto dure o si disferanno in padella.
Fatele saltare a  fuoco vivace fino a che gli spicchi non risultano coperti da una glassa lucida e densa, color ambrato.
Otterrete una salsa dolce, venata del sapore dell'agnello e dell'aroma del rosmarino.

Affettate il carré e salate le singole costolette. La carne dovrà risultare rosata. Servite con le pere al miele.









Con questa ricetta partecipo al contest di 
Pensieri e Pasticci "Il Forno delle Feste"


mercoledì 21 novembre 2012

Mendiants al Cioccolato Bianco: il Natale in 20 grammi. E per le amiche sicule...

Oggi, come qualcuno di voi avrà notato, ho avuto dei problemi "tecnici" qui sul blog.
Ho lavorato OTTO ORE per ripristinare il tutto. Spero che ora sia tutto ok e 
ringrazio le premurose amiche che mi hanno segnalato la cosa.
Ora sono esaurita, quindi vi lascio al post che avevo programmato
di pubblicare questa mattina :o)
Ah, dimenticavo. Ho deciso di cominciare a usare il profilo Google+ per
condividere le mie e le vostre ricette. Non ho affatto chiaro come funzioni, ma
ieri ho trovato molte di voi e le ho incluse nelle mie cerchie, se vi va fate lo stesso.

***

Oggi voglio ringraziare Ale per aver scelto QUESTA mia ricetta per il bel contest ideato da Roberta de "Il Senso Gusto". Vi invito ad andare a trovarla perchè ha creato una variante (la trovate clickando QUI) molto golosa della ricetta originale, che vale proprio la pena di provare e che di certo conquisterà gli appassionati di cioccolato bianco.

Dato che parliamo di cioccolato bianco... 
Di certo molti di voi li conosceranno già, ma per gli altri ecco un dolce semplice, goloso,
elegante e facilmente personalizzabile in mille modi (cosa si può chiedere di più a un dolce davvero non lo so) da proporre nel periodo natalizio. Finiranno in un attimo.
I mendiants altro non sono che delle "placchette" di cioccolato con frutta secca varia
originarie della Francia dove non possono mancare in nessun negozio di praline.
Potete scegliere qualunque tipo di frutta secca senza limitarvi alle classiche noci, mandole
o uvette, ma sbizzarrendovi con fichi o datteri secchi, pesche disidratate, noci di macadamia e tutto quello che vi sembra più invitante. Non ponetevi limiti e se
volete "osare" usate anche frutta secca salata, diventeranno speciali.
Io sui miei ho messo noci pecan, pistacchi al naturale, arancia candita, e mirtilli 
rossi disidratati, ma non fosse stato per un limite fisico di spazio avrei messo anche altro!
Trattandosi di un dolce semplicissimo è essenziale trattare opportunamente il 
cioccolato temperandolo. Questo fa veramente la differenza.
Avete presente quando spezzando una tavoletta di cioccolato questa oppone una
certa resistenza e poi si rompe in un "tac!" risultando croccante e non burrosa sotto 
le dita? Ecco, è merito del temperaggio che fa sì che il burro di cacao si cristallizzi in maniera stabile mentre nel caso del cioccolato semplicemente sciolto e lasciato nuovamente indurire, questa cristallizzazione avviene in modo irregolare.
Le istruzioni per il temperaggio che troverete a seguire sono tratte 
dal libro "Chocolate Desserts" di Pierre Hermé.
Armatevi di termometro.

***

So che ci sono molte amiche sicule. Se vi piacciono i decori e il porta bon bon,
a forma delle tipiche peppermint candies, che vedete nelle foto che seguono e nel periodo natalizio vi trovate a fare un salto a Taormina, dovete passare al negozio "l'erbario" e troverete questo e molto altro. Si trova al numero 3 del Corso e troverete ad accogliervi il gentilissimo proprietario che letteralmente vi accudirà spiegandovi tutto lo spiegabile sui bellissimi oggetti che troverete fra i suoi scaffali.
 Seguite il mio consiglio e di certo non uscirete senza aver acquistato qualcosa.


Se guardate bene in questa foto ci sono anche io ;o)


Per 10 mendiants grandi

Per il temperaggio procedete nel seguente modo (valido per cioccolato bianco e al latte):
1 - Tagliate a pezzetti 200 g di cioccolato bianco e mettetelo in una scodella che possa andare in microonde, quindi, a bassa temperatura e controllando a brevi intervalli, fate fondere il cioccolato fino a portarlo a una temperatura fra 45° e 49°.
2 - Lasciate raffreddare il cioccolato fino a che non raggiunge una temperatura di 27°.
3 - Scaldatelo nuovamente, ma dato che la temperatura deve salire di poco, solo fino a una temperatura fra 29° e 31°, non di più, fate molta attenzione e non lasciatelo nel microonde per più di una manciata di secondi per volta per verificarne la temperatura.

Il microonde senza dubbio velocizza le manovre, ma è anche più difficile da controllare, quindi se volete essere sicuri e stare tranquilli seguite le stesse indicazioni per le temperature, ma preparando un classico bagnomaria.

SCORCIATOIE ;o)
- Se volete velocizzare la fase 2 in cui la temperatura deve scendere, potete mettere a fondere nella fase 1 solo 150 dei 200 g di cioccolato e aggiungere i restanti 50 g al cioccolato fuso. In questo modo la temperatura scenderà velocemente di diversi gradi.
- Se ciò non bastasse, mettete il fondo della scodella col cioccolato fuso, in un tegame più grande con acqua fredda facendo molta attenzione a non far andare nemmeno una goccia d'acqua nel cioccolato. Non c'è bisogno che sia di frigo, basta quella corrente. Mescolate di tanto in tanto ai bordi per evitare che il cioccolato a diretto contatto coi bordi freddi della scodella si rapprendano e verificate frequentemente la temperatura perchè ci vorrà poco.
- Se sbagliate qualcosa non disperatevi, mettete nuovamente il cioccolato a scaldare e ricominciate da capo seguendo le tre fasi con le temperature indicate.




Ora il cioccolato è pronto. Foderate una placca con carta da forno e procedete così: versate piccole dosi di cioccolato, prendendolo con un cucchiaino, in mucchietti regolari piuttosto distanziati, modellate ciascun mucchietto col dorso del cucchiaino per dare una forma tonda al cioccolato, quindi battete con un certo vigore e ripetutamente la placca sul piano di lavoro. I mucchietti si appiattiranno allargandosi in dischi (ovviamente mettete la stessa quantità di cioccolato, regolandovi col numero di cucchiaini che versate in ogni mucchietto, per ottenere dischi della stessa dimensione).




Distribuite la frutta secca sui dischi ancora morbidi esercitando una lieve pressione e lasciate solidificare i mendiants a temperatura ambiente senza farvi tentare dall'idea di metterli in frigo perchè si tratta di un ambiente umido che è meglio evitare per il cioccolato.

sabato 17 novembre 2012

Pecan Pie allo Sciroppo d'Acero e le ingiustizie telefoniche

Se Dante riscrivesse oggi la Divina Commedia di certo in uno dei gironi la
pena eterna sarebbe avere rapporti con le compagnie telefoniche.
Già mi da fastidio ricevere telefonate a tutte le ore del giorno da quei poveri 
centralinisti che spesso si beccano sonori cazziatoni quando cercano solo di fare
il proprio lavoro e magari vorrebbero essere altrove, ma si sa che di questi tempi non
bisogna essere choosy (lo ha detto una maestrina autorevole... o autoritaria?).
Essere poi vittime di vere e proprie estorsioni mi fa veramente andare in bestia.
E sottolineo che estorsione è proprio la parola adatta, perchè essere costretti a pagare
per un servizio che non ha mai funzionato nemmeno per 3 secondi fra le mura di casa
solo perchè loro sono loro e noi non siamo un ca**o, per dirla alla Marchese del Grillo, 
e perchè spesso non si sa a chi rivolgersi, è veramente un'ingiustizia.
Beh, ieri questa ingiustizia nel nostro caso ha avuto fine.
E sapete per merito di chi? Chi fra voi segue il blog dagli albori e ha partecipato
al contest "Come Quelli Comprati" avrà sentito nominare l'Avvocato (con la A maiuscola
perchè su questo blog questo è il suo nome). Beh, lui è stato il nostro eroe impavido.
Chissà com'è che nel giro di non più di un mese e mezzo questa compagnia ha deciso
che in effetti non era più il caso che pagassimo per un servizio MAI avuto.
Sono certa che anche fra di voi qualcuno avrà subito queste prepotenze. Se è così
vi invito a visitare il portale che l'Avvocato ha creato appositamente per quest casi.
Lo trovate clickando QUI. Se vi fa piacere e volete sostenere i giusti in questo mondo
sempre più simile a una giungla per chi non sa come difendersi, dategli un'occhiata.

***

Preciso subito che questa pecan pie è una mia versione e non la ricetta originale.
Devo dire che un interno più umido non mi sarebbe dispiaciuto, quindi anche se ho 
ottenuto un buon risultato, la prossima volta ridurrò la quantità di farina

Non trovavo più queste noci da moltissimo tempo, quindi appena le ho viste, qualche
giorno fa, ho subito preso una busta. Non sapevo bene cosa farne in quel momento, ma 
sapevo che dovevo averle in casa! Riflettendoci su mi sono subito venute in mente 
le pecan bars e da lì ho deciso di preparare questa tortina profumata.
Questo dolce è ritenuto una specialità tipica degli Stati Uniti del sud e solitamente 
viene preparato per  il Ringraziamento e per Natale o comunque nei giorni di festa e 
viene accompagnato da panna montata.
Tradizione vuole che la pecan pie sia stata inventata dai francesi che, 
stabilitisi a New Orleans, conobbero queste noci tramite i nativi americani.
Gli ingredienti che la rendono particolare e le donano l'aroma e l'irresistibile colore ambrato scuro, sono lo sciroppo di mais e la melassa. Io nella versione che troverete qui
ho usato in parte melassa (per l'esattezza Golden Syrup, che è una melassa chiara, simile al miele, mentre la ricetta originale prevederebbe la melassa scura, leggermente più amara) e in parte sciroppo d'acero, ma potete anche sostituire la dose di melassa con la stessa quantità di sciroppo d'acero se non riuscite a trovarla.

Per chi non le avesse mai provate, queste noci hanno il guscio liscio e piuttosto
sottile, meno coriaceo rispetto alle noci più diffuse, e il frutto all'interno sembra anch'esso 
una versione più levigata del classico che siamo abituati a vedere sulle tavole natalizie
e hanno un gusto decisamente meno amarognolo rispetto a queste ultime.
Se volete saperne di più sulle proprietà nutritive potete clickare QUI.

Volevo ringraziare Simo di Simo's Cooking per aver menzionato questo 
blog fra quelli che ha inserito nella lista dei 100% affidabile.

Dimenticavo, la bellissima alzatina me l'ha regalata il mio bravissimo 
fidanzato per il primo compleanno del blog.




Per uno stampo da 20 cm
Per la base - ammorbidite nel microonde 50 g di burro e aggiungete 1 uovo piccolo, 40 g di zucchero,  150 g di farina 00, 1 cucchiaino di lievito per dolci, un pizzico di sale. Lavorate brevemente con un cucchiaio e quando avrete un impasto troppo denso da poter essere ancora lavorato in questo modo, trasferite il tutto sul piano da lavoro e impastate con le mani fino a ottenere una panetto liscio e omogeneo.

Per il ripieno - Con una frusta, a mano, amalgamate un uovo XL, 50 g di zucchero bruno (io non avevo più muscovado, che avrei preferito), 30 g di melassa, 50 g di sciroppo d'acero, 75 g di farina 00, 25 g d'olio di semi, 1/2 cucchiaino di cannella, un pizzico di sale.
Aggiungete 125 g di gherigli di noci pecan e mescolate con un cucchiaio.

Stendete piuttosto sottilmente la pasta preparata per la base e foderatevi l'interno dello stampo. Tagliate l'eccedenza di pasta dai bordi usando una rotella dentellata e bucherellate con una forchetta lo strato di pasta sul fondo per evitare che di formino bolle d'aria in cottura.




Versate il ripieno sulla sfoglia cercando di distribuire le noci in modo omogeneo e infornate a 180° per circa 25 minuti. Se trascorso questo tempo la pecan pie sarà cotta, ma la superficie ancora troppo pallida, spegnete il forno e accendete il grill, ma non perdete d'occhio la torta perchè nel giro di poco diventerà scura.






Con questa ricetta partecipo al contest


giovedì 15 novembre 2012

La Patata Dolce: stessi ingredienti, due cotture.

Ho mangiato per la prima volta la patata dolce a Londra in una steakhouse
che la serviva come contorno in sottili bastoncini croccanti e irresistibilmente speziati.
Da quel giorno vado sempre curiosando per i banchi degli ortaggi per vedere se le trovo,
ma quasi sempre con scarsi risultati.  Riesco a procurarmela solo quando, passatemi
l'espressione molto stile "La casa nella prateria", vado in città :o)
Lì c'è un negozio che vende alimentari internazionali ed è uno di quei posti in cui 
quelli come noi potrebbero vagare per ore fra spezie, ortaggi e frutti provenienti da paesi lontani, dolci dalle sembianze e dai profumi sconosciuti, ingredienti vari provenienti 
anche dall'America o dall'Argentina. Una vera gioia per gli occhi dei foodies.

Vi propongo due ricette semplicissime con gli stessi ingredienti, ma con due diversi metodi di cottura, per gustare questo ortaggio in tutta la sua straordinaria dolcezza.

Vorrei ringraziare pubblicamente Imma di "Dolci a Go Go" per aver inserito questo
blog fra i tre consigliati nella sua rubrica di questo mese su "Più Dolci" e anche Paola di 
"Pannifricius Delicius" per avermelo fatto sapere via mail e avermi addirittura scannerizzato la pagina del giornale che io non sono riuscita a trovare in edicola :o)






La patata dolce (detta anche patata americana o batata) non è molto usata da noi, ma ho scoperto che viene coltivata in abbondanza in Puglia e in Veneto. Una volta pelata, si presenta come vedete nella foto qui sotto.
Se leggete "patate dolci" prestate comunque attenzione, perchè potrebbe anche trattarsi di quelle a polpa bianca che non sono meno buone, ma semplicemente non sono la varietà che ho usato io per queste due ricette.





Zuppa di Patate Dolci




Per la zuppa, tagliate a dadini piuttosto piccoli 300 g di patata dolce e fateli rosolare con un abbondante filo d'olio d'oliva e una noce di burro.
Aggiungete abbastanza acqua calda da coprire a pelo i dadini di patata dolce e aggiungete sale, pepe, una grattugiata di noce moscata, un ciuffo di prezzemolo tritato sottilmente e 3 spicchi d'aglio interi. Lo so, vi sembrano molti, ma la patata ha un sapore dolciastro e l'aglio serve a dare una sferzata di gusto in più. Inoltre non essendo soffritto, ma stufato assieme agli altri ingredienti, non risulterà troppo aggressivo.
Dopo una ventina di minuti i dadini saranno diventati morbidi. Frullate il tutto al minipimer per ottenere una crema densa, ma fluida. Se necessario aggiungete altro liquido (acqua, brodo, latte, scegliete voi) per regolarne la consistenza. Regolate anche il sale.
Se volete decorare il piatto come vedete nella foto qui sotto, procedete nel seguente modo: fate cadere sulla zuppa calda delle gocce di panna liquida e con uno stuzzicadenti tracciate una linea che "attraversi" ciascuna goccia, da una parte all'altra, asciugando sempre lo stuzzicadenti fra una goccia e l'altra.
Servitelo con dei crostini e se volete un tocco che contrasti con la zuppa sia per sapore che per consistenza, spargete in superficie delle striscioline di speck che avrete fatto abbrustolire, senza alcuna aggiunta di grassi, in una padella antiaderente fino a renderle croccanti.
Io avrei voluto farlo, ma il fantasma del frigo deve essere passato ;o)



Patate dolci arrosto

Queste patate, fatte arrosto danno il loro meglio, credetemi.
Tagliatele patate grossolanamente, trasferitele in una teglia di alluminio rivestita di carta da forno e conditele con olio d'oliva, sale, pepe e aglio in polvere. Prendete degli spicchi d'aglio e schiacciateli leggermente, senza privarli della buccia, poggiandovi sopra, di piatto, la lama di un coltello e facendo pressione col palmo della mano fino a sentire un "crack", segno che lo spicchio si è leggermente aperto.
In questo modo in cottura gli spicchi d'aglio diventeranno letteralmente caramellati. Guardate la foto qui sotto ;o)




Disponete gli spicchi "in camicia" fra le patate condite e infornate a 220° per circa 40 minuti. Devono essere abbrustolite fuori e morbide e umide all'interno. Vedrete che profumo che uscirà dal forno.
Se non le avete mai provate e volete farvi un'idea della consistenza della polpa, guardate la foto qui in basso.





Con queste ricette partecipo a "Colors & Food: Bright Orange"



mercoledì 14 novembre 2012

Speculaas (o Speculoos) da fare con la tasca. Non molliamo mai!

A volte Babbo Natale i regali li porta in anticipo.
In questo caso però non è stato aiutato da piccoli elfi dalle orecchie e dalle scarpe a 
punta a confezionare il regalo che ho ricevuto, ma da tutti quelli di voi che sono accorsi in mio aiuto nella vita reale e qui in rete (non per questo meno reale).
Certo, le segnalazioni su FB non fanno certo pensare alla poesia del Natale, al calore
di un camino acceso, a un gioioso pacchetto con nastro e fiocco e con dentro un bel regalo da scoprire, ma si vede che di questi tempi la poesia ha dovuto imparare a nascondersi fra
realtà profane e tristi mistificazioni, ma tant'è che resiste e questo è l'importante.
Oggi che quella pagina non c'è più,  vi ringrazio e spero davvero che queste 
siano le mie ultime parole dedicate a questa brutta vicenda.

Per festeggiare, biscotti dedicati proprio a lui... e a voi!

Gli Speculaas (o Speculoos) sono dei biscotti dal particolarissimo gusto speziato e dal caldo colore caramellato, tipici del Belgio, che si preparano in occasione del giorno di 
San Nicola. Il loro nome pare derivi dal fatto che venivano preparati imprimendo, con degli appositi attrezzi di legno intagliato, dei disegni appunto "speculari" raffiguranti 
motivi tipici della tradizione popolare.
San Nicola è molto popolare in alcuni paesi europei e i coloni olandesi ne portarono il 
culto a New York e con esso la festa di Sinterklaas (il compleanno del Santo). E' da questa figura che, come molti di voi sapranno, nasce il mito di Santa Claus e, da noi, di Babbo Natale. Ah, il suo compleanno è il 6 dicembre.

Ho preparato questi biscotti con la tasca da pasticciere per due motivi: 
non ho avuto la pazienza di aspettare che l'impasto molto morbido "maturasse" in frigo; volevo ottenere delle sfoglie sottili e friabili come quelle con le scaglie 
di mandorla, che si trovano in commercio in alcune confezioni di biscotti misti.
Io non avevo scaglie di mandorla per un semplice motivo: le vendono in bustine
talmente strapazzate che bisognerebbe parlare di farina, non di scaglie!
Ho tagliato dei pistacchi al naturale a fettine sottili usando un coltello molto affilato.
Alla fine ho scoperto che il verde acceso dei pistacchi non era niente male ;o)




Lavorate a crema con le fruste elettriche 100 g di zucchero muscovado (quello scuro e umido) con 100 g di burro morbido e un buon pizzico di sale
Potete provare a usare lo zucchero di canna in alternativa, ma devo dirvi che il risultato non sarà lo stesso sia per il colore che per il sapore dato che lo zucchero muscovado è molto aromatico.
Aggiungete un uovo medio e montate ancora per un minuto.
Unite a questa crema le spezie in polvere: 1 cucchiaino di cannella, 1/2 cucchiaino di zenzero, 1/2 cucchiaino di cardamomo, una punta di cucchiaino di chiodi di garofano (tenetevi bassi o rischia di essere preponderante), un pizzico di pepe bianco, una grattugiata di noce moscata.
Montate brevemente per distribuire uniformemente le spezie.
Aggiungete 150 g di farina 00 e montate fino a ottenere un composto morbido e omogeneo. 
A questo punto vi suggerisco di assaggiare un pizzico d'impasto per decidere se le spezie vi sembrano ben calibrate o se è il caso di aggiungerne ancora.

Rivestite una placca di alluminio con carta da forno.
Per la tasca da pasticciere ho usato una bocchetta a nastro di quelle con un lato liscio e uno dentellato. Trasferite l'impasto nella tasca e formate delle "barrette" (come vedete in foto) tenendo il lato liscio della bocchetta rivolto verso l'alto.




Data l'alta percentuale di burro, i bastoncini di impasto tenderanno a sciogliersi in cottura, quindi distanziateli fra di loro. Potete anche metterli un po' più vicini di come ho fatto io che per prudenza mi sono tenuta molto larga. In questo modo riuscirete a fare meno infornate.
Cospargete ogni bastoncino con scaglie di pistacchio (o mandorla se preferite) e premete delicatamente con i polpastrelli per farle aderire alla superficie del bastoncini.
Infornate per circa 15 minuti a 180°. Se vedete che accennano a colorare ai bordi abbassate pure la temperatura (il risultato auspicabile è una colorazione omogenea, non dei bordi dorati rispetto a una parte centrale chiara come nel caso delle lingue di gatto).
Quando sfornerete i biscotti risulteranno morbidi, quindi procedete con cura nel trasferirli su una graticella. Raffreddando diventeranno friabili e croccanti.




Foderate l'interno di una scatola di latta con della carta da forno. Se conserverete i biscotti  del tutto raffreddati, ben chiusi, dureranno a lungo e conserveranno la friabilità.

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